IL MONDO E’ BELLO PERCHE’ E’ VARIO

Così recita un vecchio luogo comune che sintetizza gli aspetti positivi legati al fatto che possiamo sempre aspettarci comportamenti e pensieri diversi dai nostri, magari stimolanti o perlomeno divertenti.   Ma è sempre così ?

Quando veniamo a contatto con qualcuno, la possibilità di instaurare una relazione empatica, o semplicemente una relazione, dipende molto dalla possibilità di trovare dei punti di contatto tra quelle che sono come tessere di un puzzle: alcune incastrano alla perfezione, altre vanno un po’ aiutate ma possono reggere, altre proprio non sono compatibili…

Ognuno di noi infatti ha un suo modello, fatto di pensieri, idee, concetti, gusti, sensibilità…. frutto di esperienze, insegnamenti, errori, cultura… e di tutto ciò che nel tempo ha lasciato un segno e ci ha resi inevitabilmente ciò che siamo.

Ci sono situazioni in cui, per ragioni diverse, si cerca di incastrare dei pezzi ad ogni costo creando tensioni da entrambe le parti: il tassello più resistente tenderà a mantenere pressoché invariata la sua forma, mentre quello più debole si adatterà in qualche modo ai nuovi contorni. In apparenza l’operazione sembra riuscita, ma in realtà potremmo aver commesso un errore, imponendo dei cambiamenti che hanno quantomeno due effetti negativi. Innanzitutto impediscono a ciascuno di trovare la propria giusta collocazione, cioè quella che non necessita di forzature, inoltre impongono di rinunciare ad una parte della propria individualità, creando delle tensioni che necessariamente avranno delle conseguenze, a volte anche importanti.

Quindi “il mondo è bello perché è vario”, ma a condizione che non ci si senta costretti a diventare qualcosa di diverso da ciò che ci sentiamo e che ci definisce come persone irripetibili. Perché un cambiamento sia anche crescita, deve infatti avvenire in modo consapevole e condiviso, non come indesiderata forzatura e soprattutto con un percorso che ha per ciascuno i suoi tempi e le sue modalità.  Anche perché “non è possibile amare ciò che siamo, se non lo difendiamo da ciò che non siamo”.