E’ DOMENICA: VISITA PARENTI !

Tutte le domeniche lo stesso rituale, e davanti a qualsiasi protesta o richiesta di spiegazioni  le uniche risposte erano: è così punto e basta… è così perché lo dico io… è così altrimenti “non sta bene…” Anche le tappe erano sempre le stesse: la visita alla zia simpatica che ti dava un biscotto o una caramella, alla zia con il muso ma che dovevi capire…”con quello che aveva passato”, alla zia che era tirchia, “ma con un marito così…” Ognuno con le proprie caratteristiche, tutte ampiamente giustificate da qualcosa che sembrava inevitabile.

Tutte le domeniche stessi orari, stessi tragitti, stesse tappe dai soliti parenti: una tradizione che scandiva dei momenti di vita familiare e comunicava a se e agli altri le proprie origini, rafforzando sia il senso di identità personale che di appartenenza ad un gruppo. Allora tutti sapevano tutto, non c’era privacy ma ti chiedevano comunque le cose solo per assicurarsi che la tua versione fosse quella giusta. Se la tua risposta era diversa te lo facevano notare, perché comunque il racconto dei più giovani non poteva essere quello vero… In effetti i parenti e magari a volte i vicini di casa erano le poche persone con le quali ci si relazionava, difficilmente si coltivavano amicizie per fare cose insieme.

Ad oggi poco o niente è rimasto di questi rituali che, nella maggior parte dei casi, si limitano alle festività e cerimonie, che diventano spesso le uniche occasioni per incontrare i parenti: qualche volta si evitano anche quelle, altre si partecipa con una telefonata, magari di circostanza. Per i più tecnologici ci sono i messaggi o i “post” fatti su misura per la circostanza, riducendo così sempre di più il tempo per l’altro, che oramai è diventato più un peso che un‘occasione di incontro. Poi ci sono i funerali, che rappresentano l’ultima occasione per incontrarsi e rimpiangere chi non c’è più, anche se a volte era già da tempo lontano dai nostri pensieri…

Oggi chi come me ha vissuto questi momenti un po’ li rimpiange e li ricorda con nostalgia, però dovremmo anche farci delle domande. Come mai chi appartiene alla mia generazione, e da ragazzino ha condiviso la consuetudine delle visite ai parenti, non l’ha più riproposta ai propri figli? E’ possibile che quelle consuetudini avessero un significato in quel preciso periodo storico, quando incontrarsi era l’unico mezzo di relazione e quando l’appartenenza ad un gruppo familiare era ancora percepita come un valore che poi, nel tempo, ha lasciato spazio ad una visione più ristretta e selettiva di quelle relazioni che riteniamo significative. Nel frattempo è cambiato anche il modo di relazionarsi, specie tra i più giovani, che faticano a comprendere l’enorme differenza che corre tra un contatto fisico ed uno “virtuale”. Credo quindi che le occasioni di incontro con i parenti, proprio perché piuttosto rare, rappresentino un’opportunità per ritrovarsi, rievocare vecchi ricordi e sperimentare ancora una volta quel rituale che in fondo è sempre lì pronto ad essere attivato…