FIGLI DEL DESIDERIO

A quando risale la nostra nascita? In effetti, a prescindere dal momento in cui si viene alla luce, si può dire che nasciamo quando i nostri genitori iniziano a pensarci e ad idealizzarci in base alle loro aspettative, desideri e a volte bisogni.   A volte la nascita di un figlio coincide con la scoperta della gravidanza, altre volte ancora prima, quando iniziamo ad immaginarci genitori di qualcuno che possa diventare la realizzazione dei nostri sogni. Ed inizia così a formarsi una lunga lista di desideri: speriamo che sia maschio, biondo, con gli occhi come quelli della nonna…, lo aiuteremo perché si possa laureare, magari specializzarsi….come lo zio…, ci darà a sua volta dei nipotini ed abiterà nella casa che compreremo… speriamo che sia intelligente come…, che abbia il carattere di…

Poi arriva la nascita, quella reale, quella che fin da subito o ci gratifica perché in parte corrisponde a quanto desideravamo, o un po’ ci delude e qualcuno la sintetizza affermando che “…l’importante che stia bene!”

Ma è proprio così? Siamo davvero disposti ad accantonare parte delle nostre aspettative? In realtà, quando non ci sono problemi di salute, di solito le aspettative aumentano e si continua a fare progetti come se un figlio fosse un investimento.  Il rischio, nel tempo, è quello di non riuscire a fermarsi per vedere e cogliere i reali desideri dei figli, a volte taciuti per evitare contrasti o più spesso per non deludere le aspettative dei genitori.

È infatti molto rischioso trovarsi prigionieri del desiderio di una persona cara. Anche se inconsciamente ciascuno cerca di realizzare alcuni desideri dei propri genitori, nella maggior parte dei casi senza riuscirci completamente. Liberarsi da questo “compito” è piuttosto difficile: tradire le attese genera incomprensioni, spesso conflitti, a volte la perdita dell’equilibrio familiare.

Tuttavia spesso è solo deludendo le aspettative degli altri che si può fare spazio alle proprie. In questi casi servono determinazione e ostinazione per tollerare fallimenti e criticità, senza perdere di vista il proprio obiettivo e il desiderio che ne fa parte, verso cui dirigere le energie necessarie per realizzarlo. Tanto più un genitore si sente realizzato, tanto più un figlio può permettersi di sentirsi unico e sperimentare la possibilità di raggiungere propri obiettivi, magari anche superando il genitore. Quando invece non riusciamo in questo intento, spesso i figli diventano l’unica speranza per compensare bisogni e soddisfare desideri che generano frustrazione.